martedì 28 giugno 2016

Occhi teneri, occhi dolci...

Occhi teneri, occhi dolci, occhi che non vedranno mai la luce
perché altri occhi non vogliono vedere come andrà a finire,
perché altri hanno voluto chiudere i propri occhi per non vederti…
ti hanno già tutti immaginato,
hanno immaginato la tua vita, 
hanno immaginato il tuo dolore, 
hanno immaginato la tua sofferenza,
tutti sanno di te,
pur non sapendo nemmeno loro chi sono e come andrà a finire la loro storia…
Tu che spaventi, 
che sei piccolo appena come un chicco di grano e che hai messo in subbuglio la loro vita,
tu che non avrai modo di dimostrare le tue debolezze, la tua forza, le tue gioie, i tuoi successi e i tuoi fallimenti,
come un faro accendi la luce sulle fragilità loro,
e il tuo potere è molto più forte del loro potere di metterti a tacere ora e sempre…
Tu che sei in quella piccola bolla d’acqua,
il ricordo di te non riuscirà a scivolare così in fretta,
il ricordo di te durerà più di te,che ora, loro dicono,
 non sei nulla,
 non pensi,
 non respiri, 
non hai nemmeno un cuore, 
eppure, li hai messi in fuga, 
eppure li spaventi così tanto che vogliono cancellare la tua immagine prima ancora che si definisca…
A te, piccolo essere indifeso, va stanotte il mio pensiero,
e la mia preghiera perché chi ha avuto il potere di farti sparire
abbia la stessa forza per sopportare la tua assenza…
E tu che leggi, non giudicarmi troppo dura con chi ha sigillato per sempre quegli occhietti, o fallo se solo sai dirmi,con matematica certezza, cosa accadrà domani,dopodomani, e dopodomani ancora…nella tua di vita fino alla fine dei tuoi giorni…

martedì 31 maggio 2016

Potolina, il gorilla ed il bambino.

Uno scricciolo di appena 4 anni cade nel recinto dei gorilla nello zoo di Cincinnati...Un gorilla mastodontico gli si avvicina, lo spupazza un pò a modo suo, facendolo andare con la testa sott'acqua, scoprendogli il sederino, trascinandolo da un posto all'altro alla velocità della luce...il piccolo riporta delle ferite a causa della caduta...viene tratto in salvo, il gorilla ucciso.
Ed ecco che scoppia la polemica nel web e sulla carta stampata...chi incomincia ad inneggiare ai diritti degli animali, chi maledice i genitori del piccolo caduto, chi parla, straparla ipotizzando l'Apocalisse alle porte, chi si commuove tirando a nero il proprio profilo in segno di lutto per l'animale morto...Tutti a fare filosofia spiccia...o pretestuosa ...Ecco cosa penso: penso che a tutti possano capitare degli incidenti e non tutti coloro che li subiscono sono dei lobotomizzati...se io vedessi mio figlio in mano ad un gorilla credo che dovrebbero sedare prima me per impedirmi di lanciarmi a riprendermelo ( salvo sempre che prima non mi sia venuto un infarto fulminante o nella migliore delle ipotesi un attacco isterico -ma a quel punto anche King Kong implorerebbe di farmi fuori all'istante, cosa che lo umanizzerebbe alquanto provando lo stesso istinto di mio marito quando è preda delle mie paturnie!) . Penso anche che ci siano decisioni che debbano essere prese tempestivamente infatti qui non si tratta di rispondere all'indovinello" Sei su di una mongolfiera, devi buttare giù il bambino o il gorilla" chi butti? Qui si tratta di tirare fuori un essere umano vivo e sano, che per la mole così piccola e fragile era in pericolo ed il gorilla poteva essere tenero e dolce e protettivo quanto vi pare ma un paio di volte la testa sott'acqua al bimbo ce l'ha messa e sarebbe bastata una amichevole pacca sulla spalla x spappolargli le costole( le mamme ansiose come me sanno ad esempio che se i propri bimbi si stanno strozzando, nella manovra di disostruzione, umanissima, si rischia di rompere loro le costole...non immagino il tocco lieve di un gorilla cosa possa fare!). Anche io detesto gli animali impiegati nel circo, detesto gli animali rinchiusi e utilizzati come strumento di attrazione, anche se sadicamente godo da morire allo sfriccicare di quegli aggeggetti con la luce blu quando una zanzara si avvicina e si vaporizza all'istante...! Ma detesto anche quelle persone che violentano psicologicamente gli animali dando loro il ciuccio, portandoli a spasso in passeggini, facendo bagnetti di lavanda di continuo o facendoli partecipare a gare di bellezza per giunta con mantelline fucsia fosforescenti che farebbero rabbrividire anche un camaleonte! Ad ogni modo sono felicissima che il bimbo sia vivo e invito i genitori che se davvero vogliono portare a vedere al bimbo qualcosa di scimmiesco e peloso basta che mi citofonino durante l'inverno...alle mie gambe in quel periodo mancano solo le liane ! :-P

lunedì 30 maggio 2016

I racconti di Potolina..."Il casàmetro"!

Dopo due anni di matrimonio mio marito comincia a conoscermi davvero bene! All'inizio sposati, quando mi vedeva affaccendata nelle pulizie domestiche mi chiedeva - Amore, chi viene a trovarci? - adesso la domanda è - Sei nervosa? -
Essì- c'è chi dà pugni e calci ai cuscini, chi fa yoga, chi respirazione zen, ying yung chiung e pung, io no...pulisco casa!!! Uh...e quanto la tiro a lucido, soprattutto poi quando immagino che la scopa sia un uncino appuntito da ficcare nella bocca di qualcuno!!! Chi mi vede da fuori, solite vicine impiccione, penseranno che sono una perfetta casalinga, piena di energia ed amore per la casa...solo noi tre sappiamo che sono una potenziale assassina alle prese con una sorta di casaterapia !!! Se poi comincio a pulire compulsivamente sul pulito mio marito scappa letteralmente di casa con il patatino perchè sa che una volta finita casa l"' oggetto delle prossime pulizie" sarà lui!!! Quando mi appresto a fare le faccende mi immagino come una sorta di Crudelia De Mon, scopettoni, aspirapolvere, secchi venite a meeeeee!!!! E non manca anche la risatina sadica!!! Sì lo so, sono ad un passo dalla follia, intanto però quando verranno a mettermi la camicia di forza troveranno la casa pulita!!

"Ho lasciato la Mamma mia - L'Avvocato" di Alberto Borgatta

"Non esiste separazione definitiva finchè esiste il ricordo"...così recita una massima di Isabelle Allende e così attraverso le parole dello scrittore Massimo Bisotti, la nonna di Alberto gli ricorda, sul finire della stesura del testo, che  "Il non avere qualcuno vicino non ti impedisce di averlo nel cuore".

Ed è proprio questa la sensazione che si ha non appena ci si approccia a questo libro, la presenza, la presenza dei ricordi attraverso i due racconti, l'uno dietro l'altro che hanno il medesimo protagonista; la presenza delle immagini della Grande Guerra, nei particolari nitidi di una quotidianità semplice tanto quanto dolorosa, angusta tanto quanto affascinante vista attraverso un obbiettivo fotografico; la presenza sempre viva dei compagni, di quelli che non ce l'hanno fatta, nel proprio cuore...

Leggere "Ho lasciato Mamma mia""L'Avvocato"( editore Sillabe di sale) , che di fatto è un copione di uno spettacolo teatrale, il cui protagonista è il reduce dal fronte, per poi passare a: L'Avvocato, racconto in equilibrio tra la fine della guerra e le tappe evolutive che porteranno alla soglia della seconda guerra mondiale, è come sedersi a tavolino con il protagonista, ascoltare i suoi racconti taglienti, emozionanti, crudi come crude sono le fotografie di atrocità che nella guerra viaggiano sotto la copertura della normalità, come immortalare un sergente che ha trovato il modo di rifornirsi di scarpe dai piedi di un  austriaco morto ammazzato, o menzionare nel fluire dei ricordi coloro che erano tornati a casa, ma solo fisicamente " come fossero spiriti, morti in combattimento, ma rimasti nel contempo tra noi".

Un libro intenso, appassionante, con un ritmo incalzante ed al tempo stesso contemplativo, arricchito da immagini toccanti ed evocative, alla fine del quale si ha l'impressione di avere avuto un incontro con una persona in carne ed ossa, con un cuore ancora palpitante che la Grande Guerra, nel suo vortice distruttivo, non ha avuto il potere di cancellare.

Alberto Borgatta ritratto dal fratello Luca.
L'autore, Alberto Borgatta nasce il 18 aprile 1990 a Torino e dall’età di due anni vive a Condove (TO), in Val di Susa. Nell’ottobre del 2013 fonda, insieme ai fratelli Luca e Beatrice, il Gruppo Musicale Teatrale B and B&B, del quale è cantante e chitarrista. È inoltre autore dei testi del primo album inedito della formazione, “Hellequin”, già prodotto con Sillabe di Sale Editore.
Sempre in collaborazione con la medesima casa editrice, ha già collaborato nella stesura dei testi del lavoro teatrale “Non si pagava il biglietto”, presentato in occasione del 70° anniversario della liberazione del campo di Auschwitz e che affronta la tematica dell’Olocausto. Appassionato e studioso di storia, è inoltre autore di un progetto di ricerca sull’antica chiesa parrocchiale di San Pietro in Vincoli a Condove, in occasione del restauro della stessa durante il 2014. Il progetto è stato esposto in forma teatrale il 6 aprile dello stesso anno.
Lo spettacolo “Ho lasciato la Mamma mia”, frammenti e fotografie dalla Grande Guerra, dal quale è tratto questo libro, è stato presentato il 30 maggio 2015 in occasione del centenario dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale. È la prima avventura editoriale dell’autore.

giovedì 26 maggio 2016

I racconti di Potolina..."Cronaca di un travaglio delirante"

Quando mi si sono rotte le acque, una semplice zattera non sarebbe bastata a portare in salvo la dolce Rose di Titanic e Leonardo di Caprio avrebbe pensato di essere in un altro film, del tipo Apocalypse Now!!!
E pensare che appena il giorno prima avevo tartassato di telefonate un’ostetrica, fidanzata di un collega di mio marito, per cercare di valutare, il tutto al telefono, badate bene, se quella leggera perdita potesse essere la rottura delle acque; fatto sta che alla fine della telefonata una rottura stratosferica c’era stata, sentendo il tono pietoso misto scazzato dell’interlocutrice…e non erano di certo le mie acque!!!
Corriamo in ospedale, in auto perché al momento gondole non erano disponibili, e al Pronto Soccorso, ignari della mia pancia enorme, stavano per ricoverare mio marito, che grondava sudore da tutti i pori, bianco cadaverico, era pronta una flebo…non per me!
Quando capiscono che ero io che dovevo partorire, mi fanno accomodare sul lettino e mi dicono che sono dilatata già di 4 centimetri!!! Ottimo, penso, dilatata di 4 centimetri, nessun dolore, mio figlio già vuole tanto bene alla sua mamma…bè, erano solo le 4 e 30 del pomeriggio, avrei avuto ben 16 ore per cambiare nettamente idea!!!
Prendono i miei dati, nel frattempo cerco di rassicurare mio marito che aveva avvertito l’intera famiglia, suoceri, nonni, cugini di primo e secondo grado, cane, gatto e pesci e mi avvio nella camera dove c’è una mia “collega” che aveva appena partorito….mi racconta che stava facendo il bimbo in macchina, che il tutto è durato poco e che non era stato così terribile!!!
Bene, mi dico, sono fiduciosa, nonostante i 36 gradi all’ombra di quel caldissimo 17 luglio!…Cominciano a fare i tracciati, i cui bip ricorrono ancora nei miei sogni più tormentati, e tutto procede….tra un tracciato e l’altro faccio public relation con i parenti di mio marito, ci mancavano solo i cappellini a cono di carta in testa e i fischietti …sembrava un party e non un parto!!!
Mi fanno accomodare prima in sala travaglino, poi quando cominciano le mie urla mi dicono di spostarmi, e subito ho pensato che mi avrebbero portato nella cappella dell’ospedale per un esorcismo: esci da quel corpo, abbandona quel corpo!!! Ma invece mi portano in sala travaglio, cominciano a farmi flebo, tracciati, mio marito è al capezzale, io cerco di consolarlo dicendogli “Va tutto bene”…ma dal suo viso ormai marmoreo non devo essere stata troppo convincente!!!
Ogni tanto di addormenta, poverino, e quando si sveglia mi dice quasi automaticamente:”Amore, sei bravissima”….penso che l’ho invitato più volte a infilarsi quella frase laddove io oramai ero completamente lacerata!!!Addirittura dopo la prima epidurale mi dice:” perché non provi a dormire un po’?’”…in quel momento già avevo in mente il numero dell’avvocato per il divorzio…ed è stata una delle ipotesi migliori, l’altra era vedere nascere il mio bambino senza padre!!!
Le ostetriche che si sono intervallate, tutte carinissime, infatti mi sono più volte chiesta come mai hanno scelto di fare le ostetriche e non i macellai, mi dicono”Signora, quando esce il bimbo, non si spaventi, perché presenta un tumore da parto sulla testolina”…ma il tumore da parto te lo faccio venire io, pensai tra me e me abbozzando una smorfia anomala mi uscì solo un semplice:”Cosa!?!?!?!”…alla fine non è nulla di che, semplicemente un gonfiore dovuto alla posizione, ma la loro delicatezza è paragonabile a quella di un elefante, tanto che se mi rimanevano un minimo di forze, a quel punto anche quelle andarono a farsi benedire!!!

Dopo tremila posizioni che potrei riscrivere il libro del Kamasutra ex novo, urla, due epidurali, e 16 ore, finalmente decidono per il taglio cesareo!!! Tutto è bene quel che...finisce.Punto.
Alle 8 e 52 del 18 luglio nasce così il mio dolce Patatino ed ora ostento il taglio di 20 centimetri come un trofeo: è il sorriso sulla pancia che mi ha lasciato il mio piccolo Cuoricino….
E’ proprio vero quando dicono che tutto il dolore provato durante il parto poi si dimentica quando stringi tra le braccia il tuo fagottino e sei pronta a rifare il tutto 100 volte…bè forse 100 proprio no, ma un altro paio di volte sì!!!
Potolina

mercoledì 25 maggio 2016

C'era una volta...Il mondo di Potolina...Part 1

C'era una volta, in un tempo non troppo lontano, una mamma blogger, una di quelle che spiattellava su internet tutto quello che le capitava, dalle avventure più audaci, del tipo come togliere una cacca di piccione dai capelli appena lavati e colata proprio quell'attimo prima in cui era in procinto di affrontare un colloquio di lavoro, alle avventure con il suo patatino, rigurgiti impiastricciati sulla pelle simulando creme bio, incontri al parchetto di mamme extra terrestri e figli fenomenali ecc..ecc..Finchè un bel giorno Potolina fu sgamata nella vita reale e la sua vita virtuale dette fastidio a qualcuno per cui Potolina decise a malincuore di abbandonare il web...ma le sue disavventure non la abbandonarono di certo. L'altra sera, accidentalmente, l'ho incontrata e le ho proposto di prestarmi qualche suo racconto per ridere, sorridere ed emozionarci ancora un pò insieme...lei ha accettato...adesso ha due bimbi...ai posteri l'ardua sentenza....

Potolina mi ha concesso di scrivere una sua piccola presentazione e pubblico un suo post che fa capire un pò che tipo è la nostra Potolina....

Se Bridget Jones fosse mamma avrebbe le sembianze di Potolina... ebbene sì, alle sogli-ol-e dei 40 anni, moglie, mamma a tempo indeterminato e casalinga "precaria" (o almeno si spera), vagabonda del web e pasticciona cronica. Sono proprio io. E poiché la mia vita, da quando il Patatino e poi tre anni dopo il Polpettino hanno annunciato il loro arrivo, è cambiata totalmente, ho voluto imprimere su un blog le avventure di una mamma alle prime armi ( o sotto le armi?), che si è trovata a casa dopo anni di lavoro stile "Grande Fratello", ossia ventiquattr'ore su ventiquattro, alle prese con pannolini, pappe, biberon, cacche (si può dire!?!?!) e tutto ciò che riguarda i neonati e non solo...Qualche ottimista mi ha chiesto se uso questo blog come psicoterapia...scoprirete che per me manco le camicie di forza potrebbero rimediare ai miei viaggi mentali e che non è necessario chiamarsi Samantha Cristoforetti per un tuffo nella più romanzata fantascienza con un piede sulla luna e i pensieri tra le stelle...!

                                                      IN GINOCCHIO DA TE...O SUPPERGIU'


Luglio 2010, nono mese di gravidanza, agli sgoccioli praticamente, caldo afoso, voglia di quattro salti….in padella ( gli unici salti non mortali che potevo permettermi, considerati i 75 chili di ciccia + patatino nel pancione!).
Vado al mio super mercatino preferito e non prendo nemmeno il cestello, visto che devo prendere “solo” una busta surgelata…vago nel supermercato, come al mio solito, come in un museo, comincio a contemplare tutti i tipi di prodotto innescando una voglia matta di tutto, e così, due braccia diventano davvero poche per le cose che prendo…ma intelligentemente, e sottolineo intelligentemente, non torno indietro a prendere il carrello, (e no, qui abbiamo wonder woman, non dimentichiamocelo!) ma continuo a caricarmi di roba, persino in bocca…cioè, buste pinzate tra i denti…ad un certo punto
la tragedia: l’inevitabile stava per succedere.
Mi cade l’ovetto kinder a terra…quella fotocopia in miniatura del mio pancione mi gioca uno scherzetto non da poco…ed io, intelligentemente, e sottolineo: intelligentemente, non lo lascio a terra, considerato il mio panzone, ma cerco di raccoglierlo piegandomi lievemente sulle ginocchia quando….patapumfete, rimango a terra in ginocchio provocando un tonfo micidiale, mi cadono tutte le bustine, pacchetti e pacchettini per terra, braccia penzolanti, sguardo rivolto verso il frigo in cerca di un appiglio cui potermi sorreggermi per potermi rialzare, sudore grondante, nonostante l’aria condizionatissima ma…il colmo è quando vedo la faccia del commesso che si accorge di me ( chissà perché, ancora mi chiedo come mai!) che sembra aver visto una mistica folgorata nel bel mezzo del supermercato in estasi ( e in questo caso estasi non mistica, considerato il mio sguardo di certo allucinato!!!) in preda ad un’apparizione, che se solo avesse seguito i miei occhi avrebbe visto che erano direzionati verso i sofficini findus, che, in certi casi, hanno più potere di una entità soprannaturale…
Dopo aver realizzato che ero semplicemente una mucca rimasta bloccata a terra, mi chiede gentilmente -Signora, la aiuto a rialzarsi!?!?!?- Ed io orgogliosa come non mai: “Non si preoccupi…la ringrazio”…dopo mezz’ora e dopo che i clienti del supermercato mi passavano accanto lanciando monetine a terra e bestemmiando contro gli accattoni –non bastavano per strada, adesso pure nei supermercati- mi alzo e scattante, yeah yeah, mimando una disinvoltura che somigliava più ad un rap da folle che ad una semplice camminata verso la cassa…pago e scappo letteralmente via, percorrendo i metri che mi separano da casa letteralmente volando…salvo poi restare sul divano immobile per tutto il resto della giornata con il mio patatino che scalciava nella pancia a ritmo di “In ginocchio da te”…aveva già capito tutto della sua mamma!!!
Potolina

martedì 24 maggio 2016

"Impenetrabili penombre" di Matteo Bottone

“Solamente guardando, le cose del mondo ci sfuggono, mentre fermandole, attraverso un disegno, si impara a vederle, ad osservarle”.
Ed è proprio così che l’autore del libro “Impenetrabili penombre”( Edizioni Leucotea), Matteo Bottone, utilizza le parole come si utilizza la matita per disegnare i contorni di quello che sarà un quadro. Dapprima delineando il disegno in un bozzetto generale, intravedendo lievi sfumature, per poi accompagnare il lettore in una profondità di emozioni chiare, nitide, a volte contrastanti, ma ricche di quella carica capace di far vibrare le corde dell’anima.

Corrado Fiorleonetti, pittore pugliese nato alla fine del Seicento, oramai giunto al tramonto della sua esistenza, si sofferma, nella cornice di una grande masseria, la stessa dove è nato, a osservare la propria vita immortalandola nei ricordi, con lo sguardo di chi è sempre alla ricerca ed è in attesa di svelare il filo conduttore delle tappe di quel viaggio incredibile che è la vita in cui “il bianco è la luce, la somma di colori.”
TORINO SALONE DEL LIBRO 2016

L'autore.

Matteo Bottone nato a Torino il 25 agosto 1957.
TORINO SALONE DEL LIBRO 2016
Laureato in Filologia moderna con specializzazione in Storia e Critica del Cinema all’Università degli Studi di Torino con una tesi sull’opera di Vittorio De Seta. Dal 1984 è docente di Materie letterarie, Storia e Comunicazione visiva. Ama l’arte in tutte le sue espressioni, in particolare pittura, cinematografia e fotografia. Lettore onnivoro. Fotografa e dipinge “paesaggi dell’anima”. E’ attratto e affascinato dagli artisti capaci di indagare tutto quello che si nasconde nell’animo umano. Scrive “perché vivere non basta”.

mercoledì 18 maggio 2016

"La Gatta e i diamanti" di Andrea Monticone.


“La Gatta e i diamanti” ( golem Edizioni) non è solo l’avventura del capitano Sodano alla prese con una ladra internazionale ma è l’avventura del lettore stesso che sin dalle prime righe si ritrova letteralmente catapultato e travolto in un avvincente thriller in cui ad un certo punto non riesce più a distinguere se il peso che avverte alla mano è perché sorregge il libro o è il peso della Glock 19 di mezzo chilo descritta con tal dovizia di particolari  che sembra quasi di avvertirne la portata.
Il ritmo è incalzante e la lettura si districa in un’alternanza di sistole e diastole, scandita da un fermo immagine in cui un centesimo di secondo è descritto come un tempo infinito di emozioni, strategie, calcoli di metri, centimetri  per poi riprendere la corsa accompagnando Sodano nell’inseguimento di quella figura agile vestita di nero che nella sua fugace e misteriosa ombra cela una certezza: avrà certamente preso il diamante.

L’autore accompagna il lettore nelle domande che  lo spingono a divorare il racconto in preda alla spasmodica curiosità di arrivare al finale che solo un buon thriller riesce a suscitare. E così come quel gatto rosso sornione placidamente acciambellato su un divano dai tessuti vivaci con il suo sguardo indagatore non lascia un momento quelle due gambe nude che spuntano da un accappatoio corto mentre una voce giovane parla a monosillabi in inglese in quell’arnese che ogni tanto vibra con la sua tastiera e la sua antenna satellitare,per poi richiudere le fessure degli occhi solo quando ha appurato che quell’aggeggio non è pericoloso,ecco che il lettore troverà pace solo una volta letta l’ultima riga del libro.

L'autore
 Andrea Monticone è nato a Torino nel 1972. Giornalista di nera, ha scritto di omicidi e cimiteri, madri assassine e processi. Ha pubblicato il noir-rock Marsiglia blues che definisce, con ottime ragioni, un libro maledetto e, per Golem Edizioni, il romanzo Ultimo mondo cannibale. Questo è il quarto libro della serie dedicata al capitano Sodano. Ama il rock e il blues, Londra e l’Arsenal, il bourbon e il buon vino. Twitter@AMonticone

lunedì 16 maggio 2016

"Il mondo dell'altrove" di Sabrina Biancu

 Elia, Rosy, Tea, Pietro, Desideria, André e la stellina Irina sono i personaggi dei cinque racconti di questo meraviglioso libro “Il mondo dell’altrove” di Sabrina Biancu (Marco Del Bucchia editore, 2015)che ci prendono per mano e con delicatezza, dolcezza e tante emozioni ci accompagnano in un mondo straordinario, affascinante, spesso pieno zeppo di interrogativi, dubbi ed emozioni contrastanti,ma così elastico da poter contenere l’universo intero ed oltre: il nostro cuore.
Il filosofo Aristotele sosteneva che la capacità degli uomini di meravigliarsi è la strada per poter vedere l’invisibile. Ed è proprio questa la sensazione che accompagna il lettore durante lo scandire lento delle parole, l’assaporare i toni limpidi e diretti dei dialoghi, ossia che sin dalle prime righe del libro si ha l’impressione netta di essere catapultati in un mondo magico, un mondo di fantasia ma così concreto e vero da essere più reale della realtà stessa e per questo visibile e tangibile. La semplicità della vita ordinaria, della routinaria e comune esperienza della “banale” quotidianità costituisce uno scrigno di infiniti tesori per cui un sorriso, degli incontri, il dolore, persino la povertà sono strumenti indispensabili per dissotterrare quello che l’essere umano ha di più prezioso: la capacità di rinnovarsi.
Un libro capace di toccare le corde più intime delle emozioni e del cuore umano di cui si intuisce la sete perenne, la necessità continua ed il bisogno impellente di colmare un vuoto che viene messo a tacere solo nel momento in cui, dimenticandosi di se stessi, si decide di spendersi gratuitamente per gli altri.
La scrittrice, Sabrina Biancu, con le parole riesce a dipingere le immagini dei racconti nel nostro immaginario facilitato dalla fluidità e scorrevolezza dello stile che rendono perciò il libro adatto sia ad adulti che a bambini, capaci di cogliere attraverso i racconti la forza ed il messaggio che ne scaturisce.

L'autrice

Sabrina Biancu nata il 03/12/1981 a Oristano vive a Baressa. 

Interessata fin da piccola a comunicare emozioni ed aiutare gli altri, ha capito durante l'adolescenza che voleva fare la scrittrice, quando ha cominciato a partecipare a dei concorsi letterari. 
È passata dalle poesie ai romanzi, per capire infine che il suo vero interesse sono i racconti fantastici, per riuscire a comunicare che nulla è impossibile se lo si vuole davvero. Il lettore viene trasportato in luoghi magici, che esistono nei sogni, tra realtà è fantasia, che lo aiuteranno a capire se stesso tra personaggi veri e inventati che popolano i diversi racconti. 
Trae ispirazione dalla vita e dal mondo che la circonda: un bambino, un fiore, una nuvola ma anche un pensiero che le attraversa la mente, uno stato d’animo positivo, il ricordo di una giornata; cerca di scrivere i racconti allo stesso modo in cui vive la vita, con passione e godendo di ogni momento, così le è più facile mettere nero su bianco e farli diventare un qualcosa che le appartiene. 
Al momento è iscritta al corso di laurea in scienze dell’educazione e formazione 
Le piacciono i bambini, gli animali e i libri. 
Al suo attivo ha due raccolte di racconti, Luce Azzurra (Boopen 2009) e Il mondo dell’ altrove (Marco Del Bucchia Editore 2015).


venerdì 13 maggio 2016

Un caffè con...Alena Kalchanka !

Oggi ho il piacere di sorseggiare un caffè virtuale con una grande artista. Una donna che attraverso la sua arte esalta tutte le sfumature che avvolgono una mamma in attesa, che evidenzia e sottolinea la gioia dell’essere mamma raccontando attraverso i suoi dipinti le emozioni innumerevoli, a volte contrastanti, ma sempre cariche di immensa energia che solo una mamma è in grado di provare. Lei è Alena Kalchanka! 

Alena, come nasce l’idea di dipingere quadri che hanno come tema la maternità e quale è stata la sua fonte di ispirazione?
Alena:“Grazie! Diventare un’artista era un sogno da piccolina, ma crescendo non ho fatto niente per approfondire e crescere in arte. Ma nella vita ti succedano le cose che ti cambiano così nel 2013 sono rimasta incinta di Sasha e Bianca , così ho sentito forte bisogno di dipingere, dipingere quello che sentivo da mamma, dipingere le creature che mi ha mandato Dio. La gioia era immensa e cosi il mio primo quadro con maternità ho fatto per noi. Poi ho capito che è una tema dove riesco a esprimermi e soprattutto a mandare qualche messaggino a chi guarda. Qualcuno ha detto che la bellezza salva il mondo, ecco io ci provo nel mio piccolino a smuovere la bellezza interiore dentro di noi


I colori dei suoi dipinti, così brillanti, accesi, intensi comunicano una grande energia vitale ed al contempo riescono a delineare con delicatezza  un sentimento così unico e speciale, quale appunto quello materno. Come riesce a conciliare così bene le due cose, ossia di quale tecnica artistica si avvale per poter creare tale armonia tra elementi contrastanti?
Alena:“Qui sorrido perche è una domanda che mi hanno fatto in tanti ossia che tecnica uso. La risposta è che non lo so, perchè non ho studiato mai arte e da autodidatta mi improvviso. Di solito comincio con i personaggi e poi guardando loro è come se loro stessi mi dicono cosa vogliono intorno. Poi credo che fa tanto anche stato d’animo che uno ha quando fa qualcosa e io amo davvero tanto quel che faccio ; spesso mentre dipingo mi accorgo che sorrido, come anche mi è capitato ad emozionarmi cosi tanto da farne uscire qualche lacrima “

La sua arte è diventata a portata di …braccio…ossia molti dei suoi quadri sono diventate riproduzioni da portare al collo come collane o al braccio, come bracciali. Come è nata questa idea di trasformare i suoi dipinti in deliziosi bijoux?
Alena: Mi chiedevano sempre di avere un quadro in più persone e spesso questo quadro non era più disponibile , tante persone lo usavano anche come immagine del profilo o copertina che mi fa anche piacere. Ho cercato di trovare anche il modo di far avere queste immagini a chi mi chiedeva dal vivo. Ho fatto tanto anche in  passato perchè creavo la bigiotteria di fimo e a volte realizzavo ciondoli con le foto dei personaggi famosi, spesso dipinti famosi, così ho applicato con la riproduzioni dei miei quadri.



Ringrazio tantissimo Alena che, non solo attraverso i suoi dipinti, ma anche attraverso le sue parole e la sua delicatezza, trasmette tutta quella grande e profonda sensibilità che rendono le sue opere una continua lode alla vita, un continuo ringraziamento a Dio per il dono della maternità!

Vi segnalo il suo sito facebook in cui è possibile ammirare in tempo reale le sue stupende creazioni...nella foto accanto è ritratto il braccialetto che ho voluto per me...è un vero incanto, quando mi capita di guardarlo durante la giornata, nel vortice della quotidianità, mentre sono a lavoro, ad esempio, riesce sempre a strapparmi un sorriso ed ha un effetto "calmante!"

Questo è il link alla pagina facebook di Alena clicca QUI

Un caffè con...Manuela di "Ho sposato un gigante" !


Manuela è sempre Manuela ed anche nella seconda serie tv appena conclusasi su La 5 non ha che confermato la sua forte carica umana e il suo contagioso ottimismo! Ecco l'intervista che ebbi l'onore di farle qualche tempo fa...


Ve la ricordate la scena del film:”L’attimo fuggente” in cui il mitico professore rivoluzionario, interpretato dall’insostituibile Robin Williams, durante una lezione in aula lascia tutti gli allievi a bocca aperta salendo sulla cattedra dicendo: “Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse. E il mondo appare diverso da quassù. Non vi ho convinti? Venite a veder voi stessi. Coraggio! È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un'altra prospettiva.”….? Ebbene, nel caso di Manuela potremmo dire che il mondo davvero appare diverso da quaggiù! Una moglie, mamma, ma soprattutto donna speciale che con estrema generosità ha deciso di condividere per quattro mesi la sua quotidianità con le telecamere e regalare a noi telespettatori un angolo del mondo da cui scrutarlo ed in cui il mondo stesso appare diverso e direi anche più bello, non perché catturato da qualsivoglia sofisticato obbiettivo fotografico, che tra le altre cose è un suo strumento di lavoro la cui passione condivide assieme al marito, ma perché catturato dalla prospettiva del cuore, quel cuore che il Piccolo Principe definirebbe come capace di cogliere quell’essenziale invisibile agli occhi .
I centimetri che separano Manuela dalla maggior parte delle persone che la circondano, in primis da suo marito, si sono trasformati in grandi braccia accoglienti (questa è la sensazione che si ha entrando in contatto con lei) capaci di accogliere, coinvolgere, trasmettere colore e calore tali da stringere a sé e al tempo stesso ed al momento giusto dare la spinta necessaria a chi da questo mondo si sente intimorito o sente quasi di non appartenervici.
Ma Manuela e la sua famiglia (il marito Fabio ed i due splendidi pargoletti Giorgio e Mattia) attraverso le rocambolesche, divertenti ed a volte anche drammatiche situazioni che la vita pone davanti ad ognuno di noi, ci ricorda che l’importante non è essere perfetti, bensì essere perfetti gli uni per gli altri, perché questa è la storia non solo di una donna speciale ma di una famiglia unica ed al tempo stesso comune, che ci dimostra che la felicità non è necessariamente tre metri sopra al cielo ma può essere alla portata di chiunque si prenda l’impegno con se stesso di essere davvero felice e rendere felice chi ama.
Domanda:Manuela, quali sono le motivazioni che hanno spinto te e la tua famiglia a partecipare ad un programma televisivo come protagonisti?

Risposta:Sicuramente il motivo principale è quello di trasmettere un messaggio di tipo sociale ossia che "Si può vivere una vita felice e soddisfacente anche quando ci sono delle premesse che potrebbero spaventare o far pensare il contrario".Fermo restando che siamo circondati d'amore quando ci arriva qualche critica esterna rimane per noi un mero dato informativo perchè siamo talmente attenti a lavorare su noi stessi, sulla nostra famiglia
e sulla qualità della nostra vita che quel puntino perde inevitabilmente importanza rispetto a tutto ciò che abbiamo costruito insieme.
L'aspetto più leggero è che siamo stati sempre aperti alle novità, per cui questa avventura ci sembrava un'esperienza curiosa ed interessante occupandoci lavorativamente di comunicazione, anche se  in realtà si è rivelata non solo più intensa e faticosa del previsto ma un vero e proprio ulteriore cammino di crescita personale e familiare.
Domanda:In una puntata de: “Ho sposato un gigante”, fai riferimento a tua madre, prima ballerina in uno dei teatri più famosi del mondo, il Teatro San Carlo di Napoli; come hai vissuto il passaggio adolescenziale in cui di solito una ragazza si identifica con la propria madre, avendo fatto lei stessa del suo corpo una grande espressione di libertà?
Risposta: In realtà qui c'è stato un errore di comunicazione mia madre è stata per 30 anni ballerina classica nel corpo di ballo del Teatro San Carlo, non è stata però prima ballerina, anche se in realtà non cambia nulla avendo lei dedicato la sua intera  vita alla danza classica.
Non avevo una figura con cui identificarmi, nè femminile nè maschile, non avevo idea di come sarei stata, facevo fatica a pensarmi in una dimensione femminile ed in una dimensione adulta, andavo a letto sperando il giorno dopo di svegliarmi alta alta e di poter fare finalmente un po' di shopping come si deve alla Kinsella maniera. Mentre i corpi delle mie compagne mutavano e si facevano sempre più simili a quelli delle loro madri io non riuscivo ad immaginarmi, la mia mamma mi sembrava una chimera lontana. Non ho mai vissuto il mio corpo come un ostacolo essendo figlia di due genitori dediti allo sport professionalmente, ho fatto pattinaggio artistico, ginnastica artistica, pallavolo (ovviamente ero in ricezione), nuoto ed equitazione… ho semplicemente avvertito che a volte la mia energia mentale andava oltre come se quel corpo non bastasse a farmi rincorrere tutto ciò che desideravo. In realtà con il tempo la mia vita mi ha dimostrato che i limiti più grandi ero io stessa a darmeli.


 Domanda:Manuela con l’esempio, con i fatti e non solo con le parole hai dimostrato che i pregiudizi possono essere vinti, superati ed affrontati con la forza della volontà e mettendo amore in ogni piccolo gesto quotidiano. Quanto costa essere davvero coerenti con le proprie parole?
Risposta:Non c'è conquista che non comporti allenamento, la mia palestra è stata la vita e le persone che nel bene e nel male ho incontrato ma il lavoro più grande che ho cercato sempre di fare è di essere prima di tutto onesta con me stessa. Nel momento in cui ho imparato davvero ad amarmi per tutti i miei centimetri in meno e non in più il resto è venuto da sè . Della mia vita posso dire solo una cosa: è MERAVIGLIOSA.

Un grazie grande quanto una casa a Manuela per la disponibilità, per la generosità e per aver accettato di prendere un caffè che non dimenticherò così facilmente!







La collana da favola: La Bella Addormentata nel Bosco



Clicca QUI per sapere cosa sono LE COLLANE DA FAVOLA! 


C'era una volta in un bosco meraviglioso
 ( perla azzurra come il cielo, charm con un uccellino su di un ramo) , un castello magnifico ( perla di legno ) in cui nacque una deliziosa principessa
 ( charm principessa). Il giorno del suo battesimo ( perla bianca) la madrina cattiva
 ( perla nera) ebbe la notizia della sua nascita
 ( charm lettera postale) e così le mandò una maledizione ( perla nera) ossia che allo scoccare ( charm orologio) del sedicesimo compleanno ( sedici perline verdi) la bella principessa si sarebbe punta con un ago
 ( charm macchina da cucire) e sarebbe caduta in un sonno profondo ( perla nera) e purtroppo la profezia si avverò fino a quando non arrivò un bel principe vestito d'azzurro ( perla azzurra) che con un bacio ( perla rossa) risvegliò la principessa, che aperti gli occhi ( rosa bianca) se ne innamorò a tal punto che si sposarono
  ( charm maschio e femmina mano nella mano) e vissero per sempre felici e contenti
 ( perlina rossa) .

Esercita la memoria con il Piccolo Principe.


Sarà capitato a molti di aver fatto un nodo al fazzoletto o di aver spostato un anello da un dito ad un altro o ancora di aver collocato un oggetto in bella mostra per ricordarsi di fare qualcosa! Involontariamente abbiamo utilizzato una tecnica di memorizzazione nell'aver associato un richiamo, un pensiero, un'informazione ad una cosa che si potesse toccare, vedere, sentire, in modo che l'immaterialità del pensiero si traducesse in materia e fosse più facile da percepire essendo più tangibile del pensiero stesso da ricordare. In questo modo abbiamo creato un filo invisibile, un collegamento tra il pensiero e la cosa alla quale lo abbiamo associato come si fa come un'etichetta su di un barattolo per ricordarci cosa vi è dentro e magari scriverci sopra anche la data. Lavorando con i bambini, in una fascia d'età che va dai 3 ai 6 anni, ho potuto constatare quanto, per esempio nella narrazione di una favola, l'elemento fantasia che introduce o sottrae una variabile nel racconto, sia determinante nel prosieguo corretto del racconto stesso. Spesso da questa variabile "dimenticanza" introdotta ne nascono storie buffissime, completamente nuove e talvolta anche più appassionanti di quelle originali!
 Le mnemotecniche ci aiutano a potenziare la memoria a breve termine ed a sviluppare, ad esempio, una memoria per immagini, la cosiddetta memoria fotografica. Tra l'altro se alle immagini si associa anche un vissuto emozionale piacevole, è possibile che poi il ricordo possa fissarsi più a lungo, anche nella memoria a lungo termine. Come già espresso in precedenza, la composizione di una collana a cui ad ogni grano, ogni perlina, ogni charm, venga associato un significato e che questi oggetti vengano messi in ordine cronologico seguendo le varie tappe della storia da raccontare, può essere una buona tecnica per far ricordare una favola o una storia. Inoltre, se la composizione della collana avviene con una compagnia di amici, in cui magari c'è musica, si è seduti tutti su di un tappeto e si collabora, l'esperienza sarà di certo arricchita da un vissuto personale che contribuirà al mantenimento del ricordo della favola per più tempo. In questo modo il processo di apprendimento viene stimolato anche dall'ambiente circostante in cui avviene, tenendo sempre desta l'attenzione che attraverso il divertimento dell'attività proposta è continuamente alimentata rispetto ad un apprendimento basato sulla memorizzazione per ripetizione che può risultare noiosa e spesso improduttiva.
Di seguito illustrerò come è avvenuta la composizione della Collana Favolosa del Piccolo Principe, avvalendomi della mnemotecnica associativa. 
1) Per prima cosa è necessario scegliere l'episodio che si vuole rappresentare: io ho scelto l'episodio in cui avviene l'incontro tra la Volpe ed il Piccolo Principe.
2) Si reperisce poi un'immagine dei protagonisti a cui ho associato i colori : al Piccolo Principe ho associato il giallo dei capelli ed il verde dell'abito; anche il colore oro. Alla volpe il marrone. E così procedendo per ogni elemento che comporrà la storia ( il pianeta, color azzurro; la tristezza: il nero; la rosa, il rosso; ecc..ecc..
3) E' chiaro che le immagini tratte dalla storia possono essere indicative rispetto agli elementi materiali che si vogliono rappresentare, come appunto la volpe o il pianeta, ma quando si tratta di rappresentare un'emozione o un sentimento, ecco che può entrare in gioco la fantasia personale ed il vissuto personale, per cui ogni bambino assocerà il colore che ritiene maggiormente consono per ciò che vuole esprimere.
4) Si procede poi alla stesura, su di un foglio bianco, delle tappe della storia, collocando sotto ciascuna tappa che si è segnata a penna sul foglio, un grano, una perlina, uno charm che si è scelti per segnare la tappa stessa.
5) Una volta finito il progetto di procede con la composizione della collana,  in cui poi ognuno aggiungerà o toglierà elementi anche a seconda del proprio gusto, ma senza stravolgere l'evolversi della storia così come tracciata avendo già definito a priori cronologicamente le fasi e gli episodi da narrare.
Collana Favolosa de : Il Piccolo Principe e la volpe

C'era una volta un piccolo principe ( charm ometto dorato) che viveva su un pianeta ( perla azzurra). Nel suo viaggio incontrò una volpe
 ( grani marroni) che chiese al piccolo principe cosa stesse cercando. E lui rispose "cerco degli amici" ( cuoricino dorato). La volpe allora gli disse "Addomesticami", il principe chiese 
( charm argentato con spirale) cosa significasse. La volpe rispose che se tutti i giorni fosse venuto sempre alla stessa ora ( charm orologio) lei si sarebbe preparata al suo arrivo, avrebbe imparato a distinguerlo da lontano
 ( perla gialla e perlina verde), avrebbero giocato assieme ( dado) e sarebbero diventati amici ( cuoricino). E così fu. Ma purtroppo arrivò il giorno in cui il piccolo principe
 ( omino dorato) dovesse ritornare sul suo pianeta ( perla azzurra). La volpe ( grani marroni) fu molto triste ( grani neri). Così il piccolo principe la rimproverò dicendole che era colpa sua, che lei aveva chiesto di addomesticarla e che adesso era triste perchè l'uno si era affezionato all'altro. Così le chiese ( charm argentato con spirale) cosa ci avesse guadagnato, e lei rispose "Il colore del grano" ( charm grande dorato) "Ora io sono unica per te ( perla bianca) e tu unico per me ( perla grigia) ...un pò come la tua rosa ( rosa rossa) che si distingue dalle altre ( rose bianche) perchè tu ne hai avuto cura, ci hai investito del tempo, l'hai innaffiata! Ricorda, non si vede bene che con il cuore ( charm cuoricino in argento) , l'essenziale è invisibile ( perle bianche) agli occhi...e il piccolo principe ripetè: Non si vede bene che con il cuore ( charm grande a forma di cuore) , l'essenziale è invisibile agli occhi ( perle bianche).

La collana da favola...Riccioli d'oro e i tre orsi!

Mi è stato chiesto di creare una Collana da Favola  sulla favola di Riccioli d'oro ed i tre orsetti...ecco cosa ne è venuto fuori! 

Perla arancione(da questa perla comincia la storia…)
C’erano una volta tre orsi: Uno era Grandissimo (Orso di Bronzo). Uno era Grande (orso trasparente) ed uno era minuscolo (orso argentato).
Una mattina, come di consueto, ognuno dei tre orsi faceva colazione
(teiera e charm tazza di caffè) nella propria ciotola.
Ma poiché il latte era molto caldo, nell’attesa che si raffreddasse, i tre Orsi andarono a fare una passeggiata nel bosco.



Mentre camminavano nel bosco (charm foglia, gufetti su ramo), alla loro casa (charm rettangolare con scritta family) una bambina (charm bimba con i codini) che si chiamava Riccioli d’Oro (charm tondo dorato)non vedendo nessuno nella casa, fece scorrere il catenaccio ed entrò.
Vide allora la colazione pronta sul tavolo. (teiera, tre cucchiai e tre forchettine)
Prima assaggiò il latte dell’Orso Grandissimo (perla bianca grande) ma era troppo caldo.
Poi assaggiò il latte dell’Orso Grande (perla media) ma anche questo era troppo caldo.
Si avvicinò poi alla ciotola dell’Orso Minuscolo ( perla bianca piccola) e qui trovò che il latte
non era nè caldo nè freddo ma era al punto giusto, così lo bevve tutto.Poi Riccioli d’Oro entrò in una cameretta e vide dei giocattoli (cavallino a dondolo, aereoplanino e dado) con cui giocò un pochino, poi, stanca, vide tre letti ( tre perle bianche)
Prima cercò di riposarsi sul letto dell’Orso Grandissimo, ma era troppo grande poi provò il letto dell’Orso Grande, ma era troppo soffice: il letto dell’Orso Minuscolo, invece, era quello giusto. Riccioli d’Oro vi si sdraiò e si addormentò..
I tre Orsacchiotti camminavano già da qualche tempo nel bosco quando, pensando che il latte (perla bianca grande)si fosse raffreddato abbastanza, tornarono a casa per berlo. (charm orsetto).


 Riccioli d’Oro sentendo i passi degli orsi si svegliò e scappò via non appena gli orsi si accorsero della sua presenza… Non si sa se Riccioli d’Oro trovò subito la strada per tornare a casa e se divenne meno birichina. I tre Orsi, però, non l’hanno più rivista.Perla nera (fine della storia)